Proposta del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali di Piano Nazionale di Lotta alla Povertà e all’Esclusione
sociale.
Teodosi (Cilap): “Al momento siamo ben lontani dalle risorse necessarie. La
proposta del Reddito di Inclusione attiva del Ministro Poletti è una
mediazione. Ma non è il Reddito Minimo di Dignità che noi abbiamo chiesto.
Apprezziamo la volontà del Ministro di confrontarsi e modificare la proposta”.
Roma, 21 luglio 2015 – Quasi 12 milioni di persone in Italia vivono sotto la
soglia di povertà, non lavorano o hanno un lavoro instabile, e sono poveri da
lungo tempo (povertà persistente). In Europa solo la Romania fa peggio
dell’Italia. L’ultima indagine Istat rileva i dati sulla povertà in Italia nel
2014: 1 milione e 470 mila famiglie (5,7% di quelle residenti) è in condizione
di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8% della
popolazione residente). La povertà assoluta è sostanzialmente stabile anche sul
territorio, si attesta al 4,2% al Nord, al 4,8% al Centro e all’8,6% nel
Mezzogiorno. La povertà relativa coinvolge, nel 2014, il 10,3% delle famiglie e
il 12,9% delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie
e 7 milioni 815 mila persone.
Per trovare una soluzione a questo drammatico problema giovedì 16 luglio si è
tenuto il primo tavolo di confronto sulla proposta di Piano Nazionale di Lotta
alla Povertà e all’Esclusione sociale. Nell’incontro, cui il Cilap – Collegamento
Italiano Lotta alla Povertà – ha partecipato con la presidente Nicoletta
Neodosi, è stata presentata la Proposta del Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali di Piano
Nazionale di Lotta alla Povertà e all’Esclusione sociale. Sono stati invitati a
partecipare i sindacati, e le organizzazioni che si occupano di povertà, tra
cui Cilap. Presenti anche Confindustria e ABI. Sono gli stessi soggetti che
partecipano ai Tavoli di partenariato sul PON (Piano Operativo Nazionale
Inclusione) e FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti). Obiettivo del
piano nazionale è tenere insieme i due concetti di reddito e di inclusione
attiva, con un’azione integrata e coordinata con gli attori coinvolti a livello
locale – gli enti locali, il terzo settore, i sindacati – e nazionale (i
presenti).
Il processo di costruzione del piano ha per scadenza la presentazione della
Legge di Stabilità, cioè settembre 2015. Per quell’epoca è intenzione del
Ministero presentare al Consiglio dei Ministri e al Mef (Ministero Economia e
Finanze) in particolare, una proposta articolata e dettagliata sulla quale
richiedere le risorse necessarie. Per eliminare la povertà assoluta occorrono
10 miliardi, mentre a disposizione ci sono 80 milioni per il 2015 e 2016 (già
inseriti nella Legge di Stabilità), 167 milioni per le otto regioni del Sud,
altri 40 per le 11 città che hanno già finito la prima annualità del SIA. Solo
Roma ancora deve iniziare spendere i 12 milioni che sono stati stanziati nel
2013.
Nicoletta Teodosi, presidente del Cilap – Collegamento Italiano Lotta alla
Povertà – ha dichiarato: “Siamo bene lontani dalle risorse necessarie,
nonostante siano da contabilizzare anche gli 1,2 miliardi provenienti dal PON
Inclusione e i 790 milioni del Fead per il periodo 2014-2020. Il Piano segue la
valutazione ex-ante della Commissione Europea che ha richiesto un Piano di
lotta alla povertà che in Italia manca da sempre. La proposta contiene il RIA
(Reddito di Inclusione Attiva), come “mediazione” tra le proposte del Governo e
dell’Inps come il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva) e le proposte in
Parlamento (reddito di cittadinanza, garantito e di dignità). Non si può certo
parlare di “Reddito minimo” tout court, almeno come richiesto dalle
organizzazioni che hanno partecipato alla Piattaforma per il Reddito di
Dignità, perché il RIA si orienta sulla povertà assoluta, è una misura
familiare e non individuale. Non include quindi, i giovani se non inseriti in
nuclei familiari, chi perde il lavoro o finisce il sistema di protezione
sociale degli ammortizzatori, chi non ha una condizione socio-ambientale tale
da ricorrere ai servizi sociali. Al momento. Apprezziamo la volontà del
Ministro di confrontarsi e modificare la proposta”.
Ma il Ministero ha aperto alle proposte di miglioramento “tecnico” del Piano e
quindi del RIA che il Cilap non farà mancare. La centralità del Piano si basa
su una governance nazionale e un’attivazione locale gestita dai Comuni. Questa
centralità, che segue anche la proposta di riforma costituzionale che dal 2018
dovrà ridare competenza esclusiva allo Stato in materia di politiche sociali, è
sostenuta anche dal fatto che il Ministro Poletti non è d’accordo con le misure
regionali sul reddito minimo, data anche dalla differenza di spesa tra le
regioni (26,00 euro in Calabria – 283,00 euro a Trento), il che rende la
forbice tra territori ancora più larga.
Ufficio Stampa Cilap, Nicola Perrone, mail: ufficio.stampa@cilap.eu – cel. 329.0810937
Cilap: via Colossi n. 53, www.cilap.eu