Sostegno Inclusione Attiva

Oggi 2 settembre 2016, parte la prima misura nazionale di contrasto alla povertà e per l’inclusione. Si chiama SIA (sostegno all’inclusione attiva). Potranno beneficiarne nuclei familiari con minori, meglio se almeno 2 con un ISEE inferiore a 3 mila euro. La stima prevista è che si possano raggiungere tra i 180 mila e 220 mila nuclei familiari, tra i 400 e 500 mila minori per un totale tra gli 800 mila e 1 milione di persone. Ogni nucleo avrà diritto da un minimo di 80,00 euro (donna sola in stato di gravidanza) fino a 400,00 euro mensili, ma a condizione che segua il progetto di inclusione attiva concordato con i servizi sociali.

La domanda va presentata all’ufficio protocollo del comune di residenza, previo incontro con il servizio di segretariato sociale del comune stesso. Munirsi di modello ISEE 2015 oppure di DSU (dichiarazione sostitutiva unica).

I soggetti istituzionali coinvolti sono: il Ministero del lavoro e delle politiche sociali che ha emanato la misura, l’INPS quale soggetto attuatore (controlla i requisiti economici e eroga il beneficio), le Poste italiane che erogano la card per gli acquisti, i Comuni che raccolgono le domande e predispongono i piani di intervento per l’inclusione attiva.

Il SIA non è di facile attuazione soprattutto per i Comuni, non risolverà tutto il bisogno che c’è in Italia visto che la povertà è data sui 16 milioni di persone (tra assoluta e relativa), stanno già emergendo criticità, come per i nuclei familiari con un solo figlio che rischiano di non beneficiare del SIA (punteggio troppo basso). Che i problemi più grandi non ce l’hanno i nuclei familiari con bambini piccoli ma gli adulti, con figli adolescenti o più grandi, che hanno perso il lavoro. Che ancora una volta siamo lontani dal reddito minimo.

Ma al momento è l’unica misura nazionale che abbiamo e va usata. Da parte nostra monitoreremo l’avvio e l’implementazione del SIA, perché solo calandoci nella realtà, nella quale siamo, possiamo cambiare ciò che non funziona.

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