DDL povertà: è solo l’inizio. Puntiamo a una misura per il reddito minimo

“È solo il punto di partenza, non di arrivo. Puntiamo a una misura per il reddito minimo. L’Italia non si adegua all’Europa, ma vi si avvicina: intanto iniziamo, ci sarà ancora da lavorare, soprattutto dal punto di vista culturale, perché chi è beneficiario viene vissuto come parassita, e il beneficio economico come misura passiva perché non prodotta da lavoro. In un paese dove il lavoro non c’è, dico solo a chi ha votato contro: rifiutare questa proposta, con tutti i limiti che le abbiamo sempre riconosciuto, significa non conoscere le famiglie che si rivolgono ai servizi sociali, venite a farvi una settimana insieme a noi”. Queste le parole di Nicoletta Teodosi, presidente del CILAP – Collegamento Italiano di Lotta alla Povertà – sezione italiana della rete europea EAPN European Anti Poverty Network a seguito dell’approvazione della legge delega sulla povertà ieri in Senato. Il Ddl delega sul contrasto alla povertà è stato approvato con 138 Sì, 71 No, 21 astenuti. Il provvedimento che ha già incassato l’ok della Camera diventa legge e verrà così introdotto il cosiddetto reddito di inclusione per quei nuclei familiari che avranno i requisiti previsti dalla legge.
L’articolo unico del ddl, che è collegato alla manovra finanziaria, delega il Governo ad adottare entro sei mesi più decreti legislativi per introdurre una misura di contrasto della povertà assoluta, denominata reddito di inclusione, per riordinare le prestazioni di natura assistenziale e per rafforzare e coordinare gli interventi dei servizi sociali garantendo in tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni.
I principi e criteri direttivi della delega stabiliscono che il reddito di inclusione deve essere una misura unica a livello nazionale, di carattere universale, subordinata alla prova dei mezzi e all’adesione a un progetto personalizzato di inclusione, articolata in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona. Per beneficiare della misura sarà previsto un requisito di durata minima di residenza nel territorio nazionale. È previsto un graduale incremento del beneficio e dell’estensione dei beneficiari, da individuare prioritariamente tra i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave, donne in stato di gravidanza, disoccupati di età superiore a 55 anni.
Un risultato importante per il mondo dell’associazionismo e del terzo settore italiano. Conclude Teodosi: “L’auspicio è quello di avere una misura che gradualmente possa allargare la platea dei beneficiari per intervenire a favore di tutti i poveri assoluti presenti in Italia, quindi anche maggiori risorse, ma non solo: la partita del Reddito di inclusione si giocherà anche sui territori e sui servizi”.

Ufficio stampa Cilap, Nicola Perrone, M 329.0810937, ufficio stampa.cilap@gmail.com

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