Posizione di Cilap Eapn Italia rispetto al Libro Bianco 2017 della Commissione europea

Il CILAP EAPN Italia ha partecipato all’audizione avviata dal Comitato Economico e Sociale Europeo che si è tenuta a Roma il 24 maggio 2017.
Ha altresì risposto alla consultazione con le seguenti prese di posizione.

D. Quale dei cinque scenari delineati nel Libro bianco risulta più adatto, dal Suo punto di vista, per far fronte alle sfide interne ed esterne dell’UE? Perché?
R. Il Collegamento italiano lotta alla povertà – EAPN Italia – sezione italiana di EAPN Europa, considera tutti e cinque gli scenari delineati dal Libro bianco inadeguati ad affrontare le sfide, interne ed esterne, che l’UE ha davanti oggi e avrà ancora di più in futuro. Il Libro bianco non affronta una serie di punti chiave che pregiudicano il “buon nome” dell’UE presso i suoi cittadini né fa riferimento all’Agenda 2030 dell’ONU firmata appena un anno e mezzo fa.  In tutti e cinque gli scenari proposti mancano riferimenti essenziali quali il Pilastro europeo dei diritti sociali o i contenuti degli Accordi di Parigi sul clima. Manca qualsiasi riferimento al Modello Sociale Europeo, che per tanti decenni è stato alla base della costruzione europea, mancano le politiche di genere, quelle educative, manca la lotta alla povertà e per l’inclusione sociale; mancano riferimenti alla lotta alle disuguaglianze; mancano proposte per risolvere il deficit democratico, manca l’impegno a non lasciare nessuno indietro. Manca un riferimento specifico al salario minimo europeo, al reddito minimo, alla costruzione di un’Europa armoniosa con sistemi fiscali simili (anche per evitare le delocalizzazioni interne), manca un riferimento preciso ai diritti umani, alla Carta europea. Ci lascia a dir poco perplessi il fatto che immigrazione e sicurezza siano sempre trattati come un unico tema. Manca infine un impegno verso la partecipazione delle associazioni della società civile, le uniche che possono coprire il gap tra cittadini e istituzioni dell’UE. 
 

A queste critiche di fondo aggiungiamo una breve analisi dei punti più critici relativi ai 5 scenari:

Scenario 1 – avanti così
Criticità
Nella lotta al terrorismo è previsto il suo rafforzamento sulla base “delle disponibilità” da parte delle autorità nazionali di scambiare le informazioni in loro possesso. In una logica di cooperazione e considerando che nessuno stato membro può sentirsi al sicuro, sarebbe importante che la “disponibilità” si evolvesse in “obbligo” visto che il terrorismo tocca soprattutto cittadini inermi. La sicurezza è troppo lasciata alle decisioni degli stati membri
Alla gestione delle frontiere il contraltare deve essere il rafforzamento della cooperazione internazionale e degli aiuti allo sviluppo nei paesi da cui fuggono le migliaia di rifugiati. Vanno garantiti nei paesi di origine: diritto all’istruzione, accesso alle risorse naturali, accesso alle cure, maggiore diplomazia finalizzata alla fine dei conflitti, sostegno alle donne (in politica, nella cultura), riduzione della vendita delle armi, contrasto al terrorismo islamico
L’esperienza insegna che condividere gli obiettivi non è sufficiente, se non si assumono impegni precisi sul come gli obiettivi devono essere raggiunti. I risultati attesi, coerentemente con gli obiettivi, non sempre sono evidenti, come dimostrano le strategie lanciate in questi anni. 
Scenario 2 – I motori del futuro dell’Europa
Criticità
Un ritorno indietro di decadi. Con questo scenario non avremo mai un’Europa sociale e unita
Scenario 3 – chi vuole di più fa di più
Criticità 
La cooperazione rafforzata, pur prevista nei trattati, non può considerarsi una vittoria è solo un mezzo con cui uno o più paesi, solitamente i più forti, possono decidere scelte non condivise dagli altri. La situazione attuale fa prevedere che la cooperazione tra due o più stati sia attuata in materia di sicurezza e difesa interna, ma questa ipotesi rischia di ridurre la capacità attrattiva di una Europa unita se si considera la possibilità che ciascuno stato si allei maggiormente con latri a seconda di interessi specifici.   
Scenario 4 – fare meno in modo più efficiente
Criticità
L’asilo dei rifugiati non è solo una questione di analisi e accettazione delle domande. Vanno rivisti i sistemi di accoglienza in Europa con degli standard uguali per tutti i paesi ospitanti
Se la questione sociale e sanitaria viene lasciata in mano agli stati membri sarà difficile giungere ad un modello sociale europeo. questa scelta non aiutai cittadini europei che saranno, domani più di oggi, cittadini di serie A e serie B. I diritti sanciti nella carta europea non saranno sufficienti ad essere garantiti in tutti gli stati membri.
Scenario 5 – fare molto di più insieme
Criticità 
Sarebbe lo scenario più auspicabile anche se andrebbe riformulato per includere le politiche sociali, la lotta alla povertà, il lavoro. 

D. Sarebbe possibile e preferibile un altro scenario, diverso da quelli indicati nel Libro bianco? In caso affermativo, perché? Come si può, secondo Lei, promuovere la fiducia all’interno dell’UE?
R. Secondo EAPN ITALIA bisogna partire dall’Agenda 2030, dal Pilastro europeo dei diritti sociali e dagli Accordi di Parigi per dare vita a uno scenario ambizioso e che sia in grado di migliorare la vita dei cittadini europei, di coloro che vivono sul suo territorio, di coloro che vivono fuori dal suo territorio. Se questo non avverrà l’UE non tornerà mai ad essere vista come il motore della crescita, dell’uguaglianza, della lotta alla povertà, del rispetto dei diritti umani, dello sviluppo sostenibile, della democrazia. 
Alcune cose possono essere raggiunte anche a Trattati vigenti (la realizzazione di un welfare europeo nel quadro di un “semestre sociale” e la fine alle politiche di austerità e di rigore finanziario; cura dell’ambiente per arrivare a una società “no carbon”,  una politica di investimenti sociali europei di lunga durata, una politica di accoglienza per chi fugge dalle guerre, dalla fame e dai disastri ambientali, senza distinguere fra richiedenti asilo e migranti economici;  una politica di aiuto allo sviluppo che tenga conto delle differenze di regimi politici nei paesi terzi, una politica di lotta alla povertà, all’interno e al di fuori dell’Unione europea.
Siamo tuttavia convinti che il Trattato di Lisbona – così come è stato concepito non consente di garantire a medio e lungo termine questi beni comuni e che, soprattutto, non consente di assicurare una democrazia sovranazionale all’interno della quale le persone che vivono sul territorio dell’Unione possano riconoscersi. 
Ne deriva che per arrivare all’adozione di uno scenario diverso e condiviso sia necessario rivedere i Trattati. 
La fiducia all’interno dell’UE si promuove favorendo politiche eque e solidali, riconoscendo i limiti del PIL come misura di progresso e adottando una serie di indicatori sociali, economici, ambientali e di governance che siano alla base delle decisioni prese dagli stati membri. 
D. È necessario, secondo Lei, garantire all’UE una maggiore visibilità e migliorare la comunicazione al riguardo? In che modo?
R. Come affermato in precedenza, per EAPN ITALIA bisogna andare verso uno scenario n. 6! È vero che i Capi di Stato e di Governo devono smettere di usare l’UE come il capro espiatorio di tutti i loro sbagli o delle decisioni politiche che prendono e che ritengono non essere gradite dagli elettori. È altrettanto vero che le istituzioni dell’UE devono far conoscere le loro azioni positive di più e meglio. Ma non sarà certo con l’applicazione (e la conoscenza approfondita di coloro che vivono sul territorio dell’UE) di uno dei 5 scenari proposti che i cittadini cambieranno opinione rispetto all’UE. 

D. Le aree tematiche indicate nel Libro bianco sono sufficientemente completi e illustrative? Come li classificherebbe in ordine di importanza? Esiste forse un settore importante che non è stato preso in considerazione o non è stato evidenziato a sufficienza? In caso affermativo, di quale settore si tratta e in quale dei cinque scenari potrebbe essere sviluppato nel modo più adeguato?
R. Nessuno degli scenari ci sembra adatto per affrontare le sfide che ci troviamo davanti. 
Le istituzioni dell’UE – Commissione per prima – dovrebbero cominciare a essere consapevoli che le politiche devono essere sinergiche, che la mano destra deve sapere cosa fa la sinistra e lavorare in sintonia. Non è possibile avere l’Agenda 2030, gli Accordi di Parigi, il Pilastro dei Diritti Sociali e poi far finta che tutto questo non ci sia mai stato.
Serve una vera, seria politica di lotta alla povertà e per il lavoro, per la lotta alle disuguaglianze, la parità di genere, l’educazione, il clima. In altre parole, bisogna tornare alle origini dell’UE. Qualsiasi altro scenario che non comprenda questi fattori è destinato a fallire e a deludere qualsiasi speranza residua di tutti coloro che vivono sul nostro territorio. 

D. Quanto alla “via da seguire”, quale ruolo dovrebbe svolgere la società civile organizzata e 
secondo quali modalità? 
R. Dare seguito immediato alla Comunicazione della Commissione “Next steps for a sustainable European future” stabilendo una Piattaforma che comprenda tutti gli stakeholder. La Piattaforma dovrebbe avere il compito di dare il proprio parere e monitorare la coerenza tra gli obiettivi di Agenda 2030 e lo “scenario per il futuro dell’Europa” che alla fine sarà scelto. 

D. Quali sono le Sue aspettative specifiche riguardo all’esito della consultazione?
R. Che vengano prese in considerazione le cose dette nei punti precedenti

D. Quali strumenti fornire ai cittadini perché questi siano maggiormente coinvolti nella costruzione del futuro dell’Europa?
R. Perché i cittadini si coinvolgano non si deve puntare sugli strumenti che possono essere utilizzati, quanto sulla percezione di una Europa unita a partire dai suoi vertici. Se questi sono divisi, come è dimostrato in questi anni, i cittadini vengono disorientati e non sono sufficienti le campagne di comunicazione, o l’uso dei social a riavvicinare i cittadini all’Europa. L’unità dell’Europa deve partire da chi la rappresenta e che ha la delega da parte dei cittadini. Se la delega viene utilizzata per interessi particolari viene meno la fiducia. La partecipazione dei cittadini si ottiene se le istituzioni vengono riconosciute come alleate, altrimenti si trasforma in contrapposizione. Non è un caso che il maggior senso di fiducia nell’Europa è dei giovani che partecipano ai programmi europei, mentre chi non è coinvolto, né per studio né per lavoro, con il sistema Europa non ha alcun interesse a sostenerla.
Infine bisogna mandare un messaggio chiaro agli stati membri. Le politiche decise in comune vanno rispettate e applicate (vedi accoglienza migranti) perché altrimenti si paga un prezzo. 

Maggio 2017

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