Le politiche giovanili, dagli inizi della Repubblica ad oggi.

Una lettura interessante del Prof. Luigi Colombini per tutti coloro che si occupano di giovani

I GIOVANI NEL CONTESTO DEL SISTEMA DEI SERVIZI SOCIALI, SECONDO LA NORMATIVA STATALE E REGIONALE

di LUIGI COLOMBINI

Già Docente di Legislazione ed Organizzazione dei Servizi Sociali presso Università Statale Roma TRE, corsi DISSAIFE e MASSIFE

Collaboratore del Sindacato Nazionale Unitario Assistenti Sociali – SUNAS – e del Centro Studi IRIS Socialia e redattore di OSSERVATORIO LEGISLATIVO SUNAS

Responsabile “Rassegna normativa” di WELFORUM

Collaboratore di Cilap Eapn Italia

Aprile 2022

PREMESSA

I giovani hanno storicamente costituito la base fondamentale per garantire la continuità delle organizzazioni umane, così come si sono espresse nel corso dei secoli, e ne hanno determinato il

mantenimento e lo sviluppo.

Per restare nel nostro paese e richiamando tempi più vicini e sempre attuali, basta ricordare che Goffredo Mameli, a 22 anni, scrisse quello che diventerà l’inno nazionale, che Giacomo Leopardi grazie alla sua passione, sensibilità, immensa cultura, ancor giovane, dedicò all’Italia un’ode prorompendo nella sua disponibilità a difenderla ed a promuoverla: “procomberò sol io!”.

Pietro Gobetti a 22 anni scrisse la “Rivoluzione liberale”, testo fondamentale per la crescita dei cittadini in senso democratico e civile, che suscitò l’attenzione dei fascisti fino al suo pestaggio.

L’attenzione nei confronti dei giovani è stata costante e accorta, sia a livello confessionale che a livello politico, e a tale proposito basta ricordare non solo gli “oratori”, inventati da S. Filippo Neri, e rafforzati nelle loro finalità da S. Giovanni Bosco (che in effetti Istituì i primi centri giovanili), ma anche le varie federazioni di partito e di livello universitario che hanno preso avvio già negli anni ’30, e proseguite negli anni successivi (FUCI, FIGC, CUDI, UNURI, ecc.).

Moltissimi sono stati i giovani che si sono formati in tali organismi, ed hanno successivamente coperto ruoli di estrema e fondamentale importanza nel quadro politico italiano (fra i quali vanno ricordati Giulio Andreotti, Aldo Moro, Enrico Berlinguer), così come molti giovani hanno sacrificato la loro vita per affermare i valori della Resistenza.

Nell’immediato secondo dopoguerra il desiderio profondo di un rinnovamento della società in senso democratico ed antifascista – dopo la nefasta e tragica esperienza del ventennio, che utilizzava i giovani per prepararli ad andare a morire nelle guerre scatenate senza alcuna ragione, ma solo per l’affermazione del regime e dei suoi gerarchi (armiamoci e partite) – rifiorirono le speranze di un profondo rivolgimento in senso democratico, e in tale direzione le azioni volte a promuovere nei giovani una coscienza civile, democratica, solidaristica, che partiva dalla consapevolezza che la promozione umana proiettata verso un profondo rinnovamento della società, passava proprio attraverso la formazione delle giovani generazioni.

LE POLITICHE STATALI PER I GIOVANI

L’inclusione dei giovani nella società e nelle istituzioni avveniva, come è noto, con la chiamata per il servizio militare obbligatorio di leva, che rappresentava il biglietto d’ingresso per un primo contatto dei giovani con lo Stato, nella sua versione militare.

Non veniva colta l’occasione per una concomitante opera di educazione civica atta a rappresentare ai giovani il quadro dello Stato costituzionale ed i suoi propri valori.

Nel contesto delle progressive prese di coscienza, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, volte a rifiutare la violenza e l’uso della forza militare, già con il giovane Pietro Pinna, nel 1948 (che rifiutò il servizio militare e fu condannato a dieci mesi di carcere), ebbe inizio un processo irreversibile, che ebbe quale primo protagonista Aldo Capitini, antesignano del movimento della nonviolenza già nel 1948 ed organizzatore della Marcia della Pace e della Fratellanza dei popoli Perugia-Assisi, nel 1961, che continua a tutt’oggi, dopo 62 anni.

Va inoltre ricordato Don Lorenzo Milani, che proprio negli anni ’60 si fece promotore e pubblicò saggi specifici sull’obiezione di coscienza, per i quali fu anche prima assolto poi condannato.

Nel complesso, negli anni ’60 ha quindi preso slancio e vigore un processo volto a rappresentare il protagonismo ed il desiderio dei giovani di una loro specifica affermazione nella società, basata su valori universali di convivenza civile, di solidarietà e di pace.

I CENTRI SOCIALI GIOVANILI NEGLI ANNI ‘60

Il fermento e il desiderio di tanti giovani ad essere partecipi e protagonisti del processo di evoluzione della società italiana, si accompagnò alla prorompente avanzata del “miracolo economico”, ed alla constatazione che specialmente nei “poli di sviluppo” del Mezzogiorno d’Italia era necessario agire sul “fattore umano”, come ebbe ad affermare Giulio Pastore, ministro per il Mezzogiorno, con interventi sociali rivolti a determinare la maturazione dei valori fondamentali della convivenza umana, che si ispiravano alla Costituzione, alle prospettive di un progressivo miglioramento della comunità in cui si viveva, a promuovere il senso di appartenenza e di inclusione delle persone nel contesto sociale, a stimolarne la partecipazione ed il protagonismo.

E’ pertanto su questo progetto di intervento sociale volto ad incidere su una realtà statica ed impreparata (si ricorda la preziosa analisi svolta da Banfield, “Una comunità nel Mezzogiorno”, da Danilo Dolci a Partinico, e dall’olandese Salvinius Dustinee a Palma di Montechiaro), che si sviluppò il piano ideato da Ubaldo Scassellati, con il Programma ASEM –Attività Sociali ed Educative nel Mezzogiorno – che prevedeva la realizzazione in specifiche aree del Mezzogiorno di azioni e di programmi innovativi e, fra questi, della costituzione dei Centri Sociali Giovanili.

I Centri erano condotti da Assistenti Sociali, che, in base alla loro preparazione in tema di Servizio Sociale di gruppo, e Servizio Sociale di Comunità, organizzarono, anche con l’apporto di un qualificato team di supervisori, specifici programmi e piani di lavoro che si articolavano su specifici presupposti di fondo:

  • studio preliminare d’ambiente, onde pervenire ad una “diagnosi di comunità”, sulla quale base definire le azioni prioritarie, individuando i punti di forza ed i punti di debolezza;
  • promozione di gruppi di interesse basati sui principi sui metodi e sulla tecnica del group-work, volto alla formazione graduale e consapevole dei giovani al rapporto con sé stessi, con i loro coetanei, con la comunità;
  • promozione di dibattiti, incontri, confronti, sul piano storico, sociale, culturale, politico, rivolti ai giovani secondo un preciso piano di lavoro;
  • realizzazione di apposite iniziative di ricerca sociale, di studi specifici sulla condizione giovanile e sulla realtà locale, con conseguenti analisi e azioni, secondo il metodo del Community work;
  • rapporti con gli istituti scolastici e con le altre associazioni giovanili presenti per la realizzazione di iniziative di comune interesse;
  • coinvolgimento della amministrazione pubblica (in particolare il Comune, come realtà istituzionale più prossima ai giovani cittadini) su specifiche tematiche e problematiche desunte dalla attività di ricerca e di studio sulla comunità locale, per la loro soluzione;
  • realizzazione di una biblioteca tematica dedicata, con la periodica presentazione di specifiche pubblicazioni (montaggio del libro) che coinvolgevano direttamente i giovani frequentanti del Centro.

In base a tali presupposti e a tali quadri di riferimento i Centri Sociali giovanili dell’ASEM si caratterizzarono quale polo prezioso di promozione e di sviluppo dei giovani.

L’esperienza di detti Centri, a seguito dei rivolgimenti istituzionali degli Enti, si esaurì nel 1972, e i Comuni non ritennero opportuno raccoglierne l’eredità e proseguirne l’azione.

Venne così disperso un patrimonio culturale e sociale di estremo valore e con la coeva nascita delle Regioni, solo la Regione Abruzzo trasformò i Centri giovanili in Centri culturali.

LO SVILUPPO SUCCESSIVO: IL SERVIZIO CIVILE

A fronte di ineludibili istanze di rinnovamento e di profondo cambiamento delle politiche nei confronti del mondo giovanile, le forze politiche non rimasero indifferenti, e nel 1966, con la legge n. 1033, la cosiddetta “legge Pedini”, dal politico che l’aveva proposta, veniva autorizzata la dispensa dal servizio militare di leva dei cittadini che prestassero servizio di assistenza tecnica ai Paesi in via di Sviluppo, secondo accordi stipulati dal Governo italiano.

Tale legge fu seguita dalla legge15 dicembre 1972, n. 772,sull’obiezione di coscienza.

Secondo la legge gli obbligati alla leva che avessero dichiarato di essere contrari in ogni circostanza all’uso personale delle armi per imprescindibili motivi di coscienza, potevano essere ammessi a soddisfare l’obbligo del servizio militare di leva, prestando servizio militare non armato, o servizio sostitutivo civile, per un tempo superiore di otto mesi alla durata del servizio di leva cui erano tenuti.

Nel prosieguo di tale processo, volto a definire il riconoscimento del diritto dei cittadini all’obiezione di coscienza, il passo successivo fu la legge 8 luglio 1998, n. 230 dove fu sancito che “I cittadini che, per obbedienza alla coscienza, nell’esercizio del diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione riconosciute dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, opponendosi all’uso delle armi, non accettano l’arruolamento nelle Forze armate e nei Corpi armati dello Stato, possono adempiere gli obblighi di leva prestando, in sostituzione del servizio militare”, un servizio civile, diverso per natura e autonomo dal servizio militare, ma come questo rispondente al dovere costituzionale di difesa della Patria e ordinato ai fini enunciati nei “Principi fondamentali” della Costituzione.

La gestione del Servizio civile cessava di essere competenza del Ministero della Difesa, ed affidata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC).

Il punto di svolta definitivo è stato dato dalla legge n. 64 del 6 marzo 2001.

Con tale legge viene istituito il Servizio Civile Nazionale”, e gli obiettivi sono i seguenti:

difesa della Patria con mezzi ed attività non militari;

favorire la realizzazione dei principi costituzionali della solidarietà sociale;

promuovere la solidarietà e la cooperazione a livello nazionale ed internazionale con particolare attenzione alla tutela dei diritti civili e all’educazione della pace fra i popoli;

salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale sia nel contesto ambientale che storico – artistico e culturale;

formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani, mediante attività presso Enti e Amministrazioni operanti sia in Italia che all’estero.

Inoltre la Legge si pone l’ulteriore obiettivo di proseguire la continuità di esperienze di educazione alla solidarietà e alla cooperazione, nell’ambito socio -assistenziale, culturale e ambientale promosse da Enti Locali e Associazioni no-profit presenti nel territorio nazionale, in quanto risorsa indispensabile per la realizzazione di interventi sociali nel territorio nazionale, attraverso:

assistenza, prevenzione, cura e riabilitazione, reinserimento sociale;

promozione culturale;

protezione civile;

cooperazione allo sviluppo;

difesa ecologica;

salvaguardia e fruizione del patrimonio artistico e ambientale;

tutela ed incremento del patrimonio artistico ed ambientale

assistenza, prevenzione, cura e riabilitazione, reinserimento sociale;

promozione culturale;

protezione civile;

cooperazione allo sviluppo;

difesa ecologica;

salvaguardia e fruizione del patrimonio artistico e ambientale;

tutela ed incremento del patrimonio artistico ed ambientale.

I GOVERNI PER LE POLITICHE GIOVANILI

Quand’anche previste nella Costituzione specifiche attenzioni per il mondo giovanile – articolo 31: la Repubblica tutela i giovani “favorendo gli istituti necessari a tale scopo” – in effetti, fino agli anni ’70, il riferimento istituzionale per i giovani era costituito dal Ministero della Pubblica Istruzione, per ciò che riguardava la formazione, ed il Ministero della Difesa per ciò che riguardava il versante militare.

Fu con il governo Andreotti (26 giugno 1972 – 5 luglio 1973) che fu istituito un Ministero, senza portafoglio, per i problemi della gioventù, ed il relativo Dipartimento per i problemi della gioventù.

Si sono dovuti attendere ben 36 anni (più di una generazione) per vedere, con il governo Prodi (17 maggio 2006- 21 ottobre 2008) il Ministero delle politiche giovanili ed attività sportive (Pogas) istituito per la prima volta nel maggio del 2006, con una scelta che lo colloca al fianco degli altri ministeri per i giovani e lo sport presenti in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea. Seguito dall’istituzione del Dipartimento per le politiche giovanili e le attività sportive, che sarà confermato dal governo Berlusconi (8 maggio 2008- 16 novembre 2011), dal governo Monti (16 novembre 2011- 28 aprile 2013), che ha istituito il Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale, dal governo Letta (28 aprile 2013-22 febbraio 2014), e, successivamente dal governo Conte (5 settembre 2019-13 febbraio 2021) ed infine dal governo Draghi (13 febbraio 2021), che ha riproposto il Ministero delle politiche giovanili.

Pertanto, nel corso dei vari Governi succedutisi nel corso di cinquanta anni, attualmente il Dipartimento, unificato nelle sue funzioni (gioventù e servizio civile) svolge un complesso di compiti provvedendo agli adempimenti giuridici e amministrativi, allo studio e all’istruttoria degli atti concernenti l’esercizio delle funzioni in materia di gioventù con particolare riguardo:

  • all’affermazione dei diritti dei giovani all’espressione, anche in forma associativa, delle loro istanze e dei loro interessi e del diritto di partecipare alla vita pubblica;
  • alla promozione del diritto dei giovani alla casa, ai saperi e all’innovazione tecnologica, nonché alla promozione e al sostegno del lavoro e dell’imprenditoria giovanile;
  • alla promozione e sostegno delle attività creative e delle iniziative culturali e di spettacolo dei giovani e delle iniziative riguardanti il tempo libero, i viaggi culturali e di studio;
  • alla promozione e al sostegno dell’accesso dei giovani a progetti, programmi e finanziamenti internazionali ed europei;
  • alla gestione del Fondo delle politiche giovanili;
  • alla gestione del Fondo credito per il sostegno dell’attività intermittente dei lavoratori a progetto iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie;
  • alla gestione del Fondo microcredito per il sostegno all’attività dei giovani;
  • alla gestione del Fondo per il credito ai giovani lavoratori autonomi;
  • alla gestione del Fondo per il credito ai giovani;
  • alla gestione del Fondo speciale di garanzia per l’acquisto della prima casa da parte delle coppie o dei nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, con priorità per quelli i cui componenti non risultano occupati con rapporto di lavoro a tempo indeterminato;
  • alla gestione delle risorse europee per la realizzazione dei progetti assegnati al Dipartimento negli ambiti di sua competenza
  • alla rappresentanza del Governo negli organismi internazionali ed europei istituiti in materia di politiche giovanili.

Per ciò che concerne il servizio civile, Il Dipartimento inoltre svolge le funzioni dell’Ufficio nazionale del servizio civile. In particolare:

  • cura l’organizzazione, l’attuazione e lo svolgimento del servizio civile nazionale, nonché la programmazione, l’indirizzo, il coordinamento, ed il controllo, elaborando le direttive ed individuando gli obiettivi degli interventi per il servizio civile su scala nazionale;
  • cura la programmazione finanziaria e la gestione amministrativa e contabile del Fondo nazionale per il servizio civile e tratta il contenzioso nelle materie di propria competenza;
  • svolge i compiti inerenti all’obiezione di coscienza nonché le eventuali attività inerenti alla materia.

IL FONDO PER LE POLITICHE GIOVANILI

Il punto di svolta, che ha caratterizzato il governo Prodi, è stato quello di aver avviato la costituzione di “fondi” specifici per lo svolgimento di interventi e di politiche definite per aree e per fasce di cittadini.

Quindi nel 2006, con il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono stati disposti interventi per le politiche giovanili, (art.19, comma 2), specificando che “Al fine di promuovere il diritto dei giovani alla formazione culturale e professionale e all’inserimento nella vita sociale, anche attraverso interventi volti ad agevolare la realizzazione del diritto dei giovani all’abitazione, nonché a facilitare l’accesso al credito per l’acquisto e l’utilizzo di beni e servizi, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è istituito un fondo denominato «Fondo per le politiche giovanili», al quale è assegnata la somma di 3 milioni di euro per l’anno 2006 e di dieci milioni di euro a decorrere dall’anno 2007”.

In effetti nel 2007, con il Decreto 21 giugno 2007, “Istituzione del fondo per le politiche giovanili”, il Fondo dagli iniziali 10 mln di euro è stato incrementato di 120 mln. di euro, fino a raggiungere nel complesso 130 mln di euro, a seguito dell’istituzione dell’Agenzia nazionale giovani, deputata a gestire per i giovani in Italia programmi Europei e le tante iniziative ed opportunità per promuovere partecipazione, inclusione, talento e creatività giovanile.

Nel quadro del principio delle competenze concorrenti fra Stato e Regioni, lo Stato ha specificato le proprie politiche attraverso azioni e progetti di interesse nazionale, iniziative finalizzate ad assicurare una uniforme attuazione degli obiettivi del Piano nazionale per i giovani su tutto il territorio nazionale:

a) il progetto «Accesso al mondo del lavoro», finalizzato a sostenere le iniziative volte ad agevolare l’accesso al lavoro delle giovani generazioni;

b) il progetto «Accesso alla casa», finalizzato a rimuovere gli ostacoli che le giovani generazioni incontrano sul mercato immobiliare per acquistare o affittare l’abitazione principale, attraverso la promozione di specifiche iniziative;

c) il progetto «Accesso al credito», finalizzato a promuovere, anche attraverso la stipula di appositi protocolli d’intesa con l’Associazione bancaria italiana e con singoli istituti di credito, procedure semplificate e strumenti finanziari finalizzati ad agevolare, anche con la costituzione di appositi fondi di garanzia, l’accesso al credito dei giovani che intendano investire nella loro formazione culturale e professionale;

d) il concorso nazionale «Giovani idee cambiano l’Italia», finalizzato a promuovere e sostenere, attraverso l’erogazione di contributi pubblici, la capacità progettuale e la creatività dei giovani;

e) il progetto «Carta giovani», finalizzato a sostenere la formazione culturale dei giovani, con la predisposizione di strumenti che consentano un accesso agevolato ai consumi meritori anche attraverso convenzioni con le aziende di trasporto, catene editoriali e associazioni teatrali.

f) le azioni previste da protocolli di intesa e di collaborazione con altre amministrazioni nazionali e con le autonomie funzionali, finalizzate a realizzare gli obiettivi contenuti nel Piano nazionale per i giovani;

g) la realizzazione di eventi e la partecipazione ad iniziative di rilevanza internazionale e comunitaria sui temi delle politiche giovanili, ivi comprese quelle derivanti dall’attuazione delle intese bilaterali;

h) l’attuazione di iniziative riguardanti specifiche esigenze dei giovani nelle aree metropolitane.

Del finanziamento complessivo, 60 mln sono stati destinati alle Regioni che, in base all’Accordo di programma quadro (APQ), inteso quale strumento per l’individuazione, l’attuazione ed il monitoraggio delle iniziative regionali e delle province autonome da attuare con il cofinanziamento del Fondo, è connesso al Quadro Strategico che delinea le linee di intervento a livello nazionale.

Si rileva, quindi, un deciso avvio per lo svolgimento di politiche giovanili che vedono quali protagonisti istituzionali il Ministero e relativo Dipartimento, l’Agenzia nazionale giovani, le Regioni e gli Enti locali, nell’osservanza del principio della sussidiarietà verticale.

Nel 2008 lo stanziamento del Fondo è stato confermato, sia per gli interventi statali che per quelli regionali, con una modifica delle azioni e progetti di interesse nazionali che sono stati determinati in:

a) “Diritto al futuro” finalizzato a sostenere le iniziative rivolte ad agevolare l’accesso al lavoro delle giovani generazioni, allo sviluppo di nuova imprenditorialità giovanile, alla promozione di cultura d’impresa, al sostegno alle giovani coppie e alla natalità, alla facilitazione dell’accesso al credito con particolare attenzione ai giovani lavoratori atipici;

b) “Protagonismo generazionale”, finalizzata a valorizzare le forme di rappresentanza giovanile nei diversi ambiti e la partecipazione giovanile al mondo politico, imprenditoriale e sociale in particolare promuovendo iniziative che facciano dei giovani dei soggetti attivi nel mondo del volontariato e dell’impegno civico;

c) “La Meglio gioventù”, finalizzata a dare risalto e visibilità alle storie positive delle giovani generazioni e a dare esempi positivi di comportamento da contrapporre alle diverse forme di

devianza comportamentale dei giovani anche attraverso il sostegno alla progettualità e la creatività dei giovani;

d) “La rivoluzione del merito”, finalizzata a garantire a tutti i giovani pari condizioni di partenza in ambito formativo e lavorativo e a rimuovere gli ostacoli che impediscono l’emergere delle qualità e delle eccellenze;

e) “Expo della gioventù” per la realizzazione di una grande vetrina della gioventù nelle quale dare risalto ai migliori talenti.

Viene altresì previsto che il Dipartimento della gioventù può stipulare con l’Agenzia nazionale per i giovani specifici Accordi di programma che definiscono analiticamente gli obiettivi da perseguire ed i tempi e le modalità di attuazione, a tal fine trasferendo, in tutto o in parte, le risorse finanziarie necessarie all’attuazione degli interventi concordati.

Nel 2009 il Fondo viene drasticamente ridotto, portato a 79.956 mln di euro circa e vengono ulteriormente definite le azioni e progetti di interesse nazionali:

a) «Diritto alla prima casa», finalizzata a sostenere iniziative sperimentali o a carattere innovativo per favorire l’accesso dei giovani al diritto alla prima casa di abitazione;

b) «Imprese future», finalizzata a sostenere iniziative sperimentali o a carattere innovativo per favorire l’accesso dei giovani a forme di credito agevolato e garantito per l’avvio di iniziative imprenditoriali o a carattere professionale;

c) «Sostegno alla diffusione della cultura tra i giovani», finalizzata all’obiettivo di una più completa crescita giovanile, volta al futuro, ma comunque legata alla tradizione nazionale, anche attraverso il sostegno ad iniziative culturali di elevato profilo promosse ed animate da giovani»;

d) «Cittadinanza consapevole», finalizzata a favorire un profondo recupero di identità dei giovani nel loro essere cittadini e, quindi, titolari di diritti e doveri, parte integrante di una

comunità civile».

Nel 2010, a fronte di un finanziamento di 81.087 mln di euro vengono ulteriormente definite le azioni e gli interventi di rilevo nazionale. Al Diritto alla prima casa, al progetto Imprese future, al Sostegno alla diffusione della cultura fra i giovani e alla Cittadinanza consapevole, si inseriscono:

e) «Diritto al futuro», finalizzato a sostenere le iniziative rivolte ad agevolare l’accesso al lavoro delle giovani generazioni, al sostegno alle giovani coppie e alla natalità, alla facilitazione

dell’accesso al credito per le finalità in questione, con particolare attenzione ai giovani lavoratori atipici;

f) «Protagonismo generazionale», finalizzato a valorizzare le forme di rappresentanza giovanile nei diversi ambiti e la partecipazione giovanile al mondo politico, imprenditoriale e sociale in particolare promuovendo iniziative che facciano dei giovani dei soggetti attivi nel mondo del volontariato e dell’impegno civico;

g) «La Meglio gioventù», finalizzata a dare risalto e visibilità alle storie positive delle giovani generazioni e a dare esempi positivi di comportamento da contrapporre alle diverse forme di devianza comportamentale dei giovani anche attraverso il sostegno alla progettualità e la creatività dei giovani;

h) «La rivoluzione del merito», finalizzata a garantire a tutti i giovani pari condizioni di partenza in ambito formativo e lavorativo e a rimuovere gli ostacoli che impediscono l’emergere delle qualità delle eccellenze.

Nel 2011 il fondo è finanziato con 32.909. mln di euro, e vengono confermate le azioni e gli interventi di rilievo nazionale, con l’aggiunta di una ulteriore specifica azione: «Attivare i diritti», finalizzata alla realizzazione di una campagna informativa, nel rispetto delle disposizioni vigenti e dei connessi vincoli finanziari, destinata a rendere note ai giovani l’esistenza delle opportunità, e le relative modalità di accesso, derivanti dal regolamento interministeriale in data 17 dicembre 2010, n. 256, e dal decreto interministeriale in data 19 novembre 2010, concernenti l’accesso a crediti garantiti dallo Stato per il sostegno, rispettivamente, all’acquisto della prima casa ed allo studio, nonché dal decreto del Ministro della gioventù in data 19 novembre 2010, recante misure incentivanti alla stabilizzazione dei giovani lavoratori precari.

Nel 2012, a seguito della costituzione di un nuovo governo, e a fronte della crisi economica, il fondo viene finanziato con 9.842 mln di euro e si procede ad una profonda revisione delle azioni di rilievo nazionale, indicando come prioritarie:

a) Compartecipazione finanziaria per la realizzazione di progetti-pilota, di rilevanza sociale, attuati da enti no-profit, ovvero da enti pubblici, aventi ad oggetto l’integrazione e l’inserimento sociale e lavorativo dei giovani;

b) Valorizzazione degli esiti dei numerosi interventi, in corso di realizzazione ovvero realizzati in passato ed ultimati avvalendosi delle risorse finanziarie del «Fondo per le politiche giovanili», in particolare mediante studi aventi ad oggetto la rilevazione, previa costruzione di specifici indici qualitativi, dei connessi output delle iniziative medesime, nonché l’individuazione di best practice da elevare a sistema, replicabili sul territorio per il tramite degli enti competenti;

c) Studi, indagini e rilevazioni prodromici all’elaborazione e all’adozione, da parte dell’organo di indirizzo politico nell’esercizio delle funzioni di Governo di indirizzo e coordinamento sulla materia, di un Piano Nazionale per i Giovani, conformemente alla analoga prassi adottata dagli altri Paesi dell’Unione Europea;

d) Implementazione dell’iniziativa «Campi Giovani», destinata a ragazzi e ragazze residenti in Italia di età compresa tra i 14 ed i 22 anni, consistente nella partecipazione degli stessi ad attività da realizzarsi in collaborazione con Enti e Corpi militari che hanno già manifestato la propria disponibilità in merito (Vigili del fuoco, Guardia costiera, Marina militare, Croce Rossa Italiana), di: difesa dell’ambiente, aiuto alla popolazione, prevenzione dagli incendi, apprendimento di nozioni di primo soccorso e gestione delle emergenze in materia di sicurezza sul lavoro, avvicinamento alla cultura del mare e alla protezione dell’ambiente marino, educazione alla salute, di servizio verso la comunità e cooperazione, anche internazionale.

Nell’anno 2013, con il nuovo governo, il Fondo viene finanziato con 5.278 mln di euro, e le azioni e gli interventi di rilievo nazionale vengono parzialmente confermate (lettera a) e d), con l’aggiunta di “Iniziative volte alla rimozione degli ostacoli al pieno esercizio dei diritti dei giovani, anche in condizioni di disagio e alla promozione di azioni positive per il rafforzamento del ruolo attivo dei giovani nella vita sociale, istituzionale, culturale ed economica”, nonché “Iniziative relative al rafforzamento ed all’implementazione delle attività in materia di «dialogo strutturato» e di politiche giovanili, nel quadro del semestre di Presidenza italiana del Consiglio europeo e dei relativi eventi.”

Nel 2014 il fondo è finanziato con 13.665 mln di euro, le azioni e gli interventi vengono confermati, demandando ad un Accordo di collaborazione fra Regioni e Dipartimento della gioventù le specifiche modalità di attuazione.

Nel 2015 l’impegno finanziario per il Fondo è di 14.259 mln di euro, con il recupero di economie derivanti dagli anni precedenti (2013 e 2014) e vengono ulteriormente specificate le azioni e gli interventi di rilievo nazionale:

a) compartecipazioni finanziarie, da destinare al rimborso parziale delle spese sostenute da soggetti pubblici o privati, non aventi finalità di lucro, per la realizzazione di progetti culturali e/o sociali di alta rilevanza;

b) implementazione dell’iniziativa “Campi Giovani”, destinata a ragazzi e ragazze residenti in Italia, di età compresa tra i 14 ed i 22 anni, consistente nella partecipazione degli stessi ad attività da realizzarsi in collaborazione con enti e corpi militari (Guardia costiera; Marina militare; Croce rossa italiana e altri) che manifesteranno la propria disponibilità in materia di:

difesa dell’ambiente, aiuto alla popolazione, prevenzione dagli incendi, apprendimento di nozioni di primo soccorso e gestione delle emergenze, sicurezza sul lavoro, avvicinamento alla cultura del mare e alla protezione dell’ambiente marino, educazione alla salute, servizio verso la comunità e cooperazione, anche internazionale;

c) iniziative volte alla rimozione degli ostacoli al pieno esercizio dei diritti dei giovani, anche in condizioni di disagio, e alla promozione di azioni positive per il rafforzamento del ruolo attivo dei giovani nella vita sociale, istituzionale, culturale ed economica;

d) progetti volti alla promozione di attività di volontariato dei giovani nella scuola per fornire loro un’occasione di crescita personale, di sviluppo della capacità di lavorare in gruppo e di assumere responsabilità, promuovendo la cultura della partecipazione e della solidarietà;

e) iniziative finalizzate a sostenere il talento e la creatività dei giovani, attraverso iniziative che consentano di valorizzare le loro esperienze e competenze anche nel campo dell’innovazione

tecnologica;

f) somme da destinare al cofinanziamento di progetti in materia di politiche giovanili che prevedono contributi finanziari da parte dell’UE.

2016 2017 2018 2019 2020
5.000.000,00 4.221.000,00 8.819.910,00 9.703.000,00 8.725.000,00

Nel 2021, anche in relazione alla pandemia COVID e allo specifico finanziamento incrementato del fondo, vengono ulteriormente specificate le azioni e gli interventi di rilievo nazionale:

a) iniziative di promozione della cultura imprenditoriale dei giovani attraverso attività di orientamento, formazione sulla cultura di impresa, promozione di business innovativi e forme di autoimpiego, inclusa l’erogazione di voucher per stage presso imprese e start up e per percorsi di formazione anche all’estero;

b) progetti pilota diretti a rafforzare e certificare le competenze dei giovani ai fini del miglioramento della loro occupabilità nell’ambito della trasformazione digitale ed ecologica delle imprese, attraverso la collaborazione con le organizzazioni produttive;

c) servizi di orientamento alle competenze e al lavoro volti a favorire la transizione scuola/università/lavoro attraverso la costituzione di reti orizzontali e verticali fra istituzioni scolastiche e universitarie, enti di formazione professionale e organizzazioni produttive;

d) programmi di inclusione riferiti ai giovani cd. NEET al fine di favorirne l’emersione, ingaggio e attivazione con il loro reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo;

e) partecipazione inclusiva dei giovani alla vita sociale e politica dei territori al fine, tra l’altro, di consentire loro di concorrere al processo decisionale e poter orientare le politiche pubbliche rivolte al target di riferimento;

f) sostegno alla formazione delle giovani donne nelle materie scientifiche e tecnologiche (STEM) e nelle materie finanziarie;

g) partecipazione dei giovani ad attività di Enti, Corpi militari e ad ordinamento militare, Forze di polizia e altri soggetti che manifesteranno la propria disponibilità in materia di: difesa dell’ambiente e del mare, aiuto alla popolazione, prevenzione dagli incendi, apprendimento di nozioni di primo soccorso e gestione delle emergenze, sicurezza sul lavoro, avvicinamento alla cultura del mare e alla protezione dell’ambiente marino, educazione alla salute, servizio verso la comunità e cooperazione, anche internazionale;

h) iniziative volte a favorire la diffusione di stili di vita salutari nonché la promozione della cultura dello sport quale strumento finalizzato a promuovere il benessere delle giovani generazioni, sostenendone il processo di crescita;

i) iniziative volte a promuovere opportunità in favore delle giovani generazioni, anche attraverso l’adeguamento e il potenziamento della piattaforma web GIOVANI2030, realizzata, a livello nazionale, con l’obiettivo di favorire, da un lato, l’attivazione dei giovani e una maggiore inclusione giovanile nel tessuto economico e sociale del Paese, dall’altro, coinvolgere tutti i soggetti utili (istituzioni, enti, associazioni, ecc.) in grado di fornire opportunità, strumenti e attività per favorire l’attivazione dei giovani;

j) attuazione di protocolli di intesa volti a dotare i giovani di competenze connesse alla Green economy anche attraverso nuove forme di sperimentazione del Servizio civile universale;

k) iniziative volte a favorire la più ampia partecipazione dei giovani alla vita culturale del Paese in occasione degli anniversari nazionali in collaborazione con la struttura di missione competente della Presidenza del Consiglio dei ministri;

l) compartecipazioni finanziarie, ai sensi della normativa vigente (ex art. 2, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 novembre 2010 e successive modifiche e integrazioni) da destinare al rimborso parziale delle spese sostenute da soggetti pubblici o privati, non aventi finalità di lucro, per la realizzazione di progetti culturali e/o sociali di alta rilevanza.

OSSERVAZIONI

Il Fondo nazionale per le politiche giovanili, nel corso di quindici anni è stato oggetto di finanziamenti connessi alla situazione economica del paese, e quindi ondeggianti e non caratterizzati da una costante alimentazione di risorse.

La destinazione delle risorse è stata in parte legata allo svolgimento di azioni ed interventi di rilievo nazionale che sono stati via via modificati, e che hanno quindi di volta in volta ridefinito il quadro di riferimento operativo, che peraltro postulava la realizzazione degli interventi nel corso dell’anno finanziario, portando comunque a vistose economie, recuperate negli anni successivi.

Le azioni suddette sono state definite in rapporto alle varie sensibilità e interpretazioni del mondo giovanile effettuate dai governi che si sono succeduti nel corso degli anni, andando comunque a prefigurare specifici piani di interventi che possono essere così sintetizzati:

  • diritto al futuro;
  • rapporto con il mondo del lavoro;
  • diritto alla casa;
  • cittadinanza consapevole;
  • promozione della cultura;
  • presunzione del protagonismo giovanile, della sua capacità creativa ed innovativa, della sua selezione in rapporto al merito, alla ricerca delle migliori espressioni della gioventù:
  • promozione dell’imprenditoria giovanile connessa al credito;
  • compartecipazione finanziaria a specifici progetti;
  • partecipazione dei giovani alla vita sociale;
  • campi giovani.

Nel volgere degli anni è venuto a determinarsi il ruolo delle Regioni e degli Enti locali per la gestione di parte del fondo, e, come si vedrà nella seconda parte, si sono venute a definire intese che hanno portato alla definizione di azioni ed interventi raccordate anche con le leggi regionali in materia.

LE SEDI DI ATTENZIONE E DI ASCOLTO DELLE CONDIZIONI GIOVANILI

In relazione alla necessaria attività di studio e di analisi del mondo giovanile, nella progressiva azione statale volta a dare continuità e vigore per lo svolgimento di politiche rivolte ai giovani, con la legge finanziaria 2006 (come è noto, le leggi finanziarie sono caratterizzate dall’effetto “omnibus”, nel senso che l’occasione è colta dai vari dicasteri e dal Parlamento per inserire attraverso i commi azioni ed interventi che sostanzialmente sono veri e propri provvedimenti legislativi) con l’art. 1, comma 556, venne istituito l’Osservatorio sulle comunità giovanili, al fine di promuovere e valorizzare il ruolo di sviluppo e integrazione sociali svolto dalle comunità’ giovanili, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della gioventù, per la realizzazione di azioni di promozione e valorizzazione delle attività delle comunità giovanili.

È stato inoltre previsto il forum nazionale dei giovani, e, di seguito, il Consiglio Nazionale dei Giovani, istituito con la legge di bilancio 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145, articolo 1, commi da 470 a 477).

Il predetto Consiglio nazionale rappresenta l’interlocutore primario del Dipartimento in materia di politiche giovanili, ed è organo consultivo cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le Istituzioni per ogni confronto sulle politiche che riguardano il mondo giovanile.

I compiti del Consiglio sono:

  • impegno a riconoscere e promuovere il dialogo tra le istituzioni e le organizzazioni giovanili;
  • promozione della cittadinanza attiva delle/dei giovani e, a tal fine, sostegno delle attività delle associazioni giovanili, favorendo lo scambio di buone pratiche e incrementando le reti tra le stesse;
  • agevolazione della formazione e lo sviluppo di organismi consultivi delle/dei giovani a livello locale;
  • collaborazione con le Amministrazioni pubbliche elaborando studi e predisponendo rapporti sulla condizione giovanile, utili a definire le politiche per le/i giovani;
  • espressione di pareri e formulazione di proposte su atti normativi di iniziativa del Governo su materie che interessano le/i giovani;
  • partecipazione ai forum associativi europei e internazionali incoraggiando la comunicazione, le relazioni e gli scambi tra le organizzazioni giovanili dei diversi Paesi;
  • promozione e sostegno a progetti d’interesse dei giovani, nonché sede di incontro di organizzazioni giovanili supportandone progettualità comuni in linea con le finalità e i principi fondamentali del Consiglio.

IL PIANO NAZIONALE GIOVANI 2022

Il Consiglio Nazionale Giovani, nel contesto di una ripresa complessiva delle politiche sociali, ha approvato il Piano nazionale giovani 2022 (si ricorda in proposito che risale al 2007 il primo piano nazionale giovani), che rappresenta un documento di estremo valore e molto critico, per il modo cui i giovani stessi si vedono proiettati nel futuro, a fronte delle realtà e delle prospettive del loro modo di essere e di collocarsi nella società.

Attraverso un processo partecipativo con le organizzazioni giovanili è stato stilato il documento finale del Piano Nazionale Giovani 2022, che si articola in sette aree tematiche e un’area trasversale. Ciascuna di queste macroaree tematiche è stata affidata a una o più Commissioni di Lavoro.

Le macroaree sono le seguenti:

Lavoro, Istruzione e Formazione, Famiglia e sostenibilità locale, Duplice transizione digitale ed ecologica, Cultura e Turismo, Cittadinanza attiva, Salute sport; più una macroarea trasversale a cura delle commissioni Esteri Integrazione, Mobilità Europea e Internazionale e Affari e Cooperazione dell’Unione Europea.

In via preliminare viene immediatamente rilevato che, anche in rapporto alla crisi pandemica è evidente ancora di più la loro fragile prospettiva futura, tenendo conto in via preliminare che 3 giovani su 10 sono NEET, un esercito che conta oggi quasi tre milioni di giovani tra i 20 e i 34 anni (Istat, 2020).

Nel 2020, il fenomeno dell’abbandono scolastico ha colpito il 13% dei ragazzi italiani, arrivando al 16,3% al Mezzogiorno (Istat, 2020). Molti ragazzi sono stati messi alla prova da misure di apprendimento a distanza, dal calo del reddito, da rischi per la salute mentale, fisica e sociale. Secondo il Report Unicef, On My Mind 2021, in Europa la prevalenza dei disturbi mentali nei giovani tra i 10-19 anni è del 16,3 %, ciò significa che 9 milioni di adolescenti in questa fascia d’età vivono con un disturbo mentale che acuisce problematiche come senso di ansia, depressione, insicurezza e sociopatie.

Stando al Report, in Italia si stima che nel 2019 il 16,6% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni (circa 956.000 giovanissimi) soffrano di problemi legati alla salute mentale.

La percentuale è maggiore fra le ragazze (17,2%, pari a 478.554) rispetto ai ragazzi (16,1%, pari a 477.518). Nella media europea, tra le patologie rilevate, l’ansia e la depressione rappresentano oltre la metà dei casi registrati. Da una condizione di salute fisica e mentale preoccupante – anche perché riguarda la fascia di età di transizione dal bambino all’adolescente – per molti giovani si estende il reale rischio di emancipazione personale. Questo perché, come sappiamo, la pandemia ha avuto un impatto generazionale asimmetrico colpendo i comparti produttivi, considerati i maggiori bacini di impiego per la forza lavoro giovanile. Inoltre, sappiamo che i giovani hanno maggiori probabilità di essere inseriti nel mercato del lavoro attraverso impieghi non standard, con contratti temporanei o a tempo parziale, affrontando un rischio maggiore di perdita del lavoro e del reddito.

La complessità del Piano e la sua articolazione richiederebbe una analisi a parte, e comunque si rimarca l’aspetto critico e propositivo in ordine allo svolgimento delle politiche giovanili, raccomandandone la lettura integrale.

LA RISPOSTA AL DISAGIO GIOVANILE: LE MISURE DI CONTRASTO AL BULLISMO

Nel corso di tanti anni, oltre a configurarsi un vistoso processo volto a promuovere il volontariato giovanile nelle sue migliori espressioni, a testimonianza di un impegno sociale e civile dei giovani, si è determinato il fenomeno del bullismo e del cyberbullimo, inteso quale crudele, drammatica, prevaricatrice affermazione di ragazzi e ragazze nei confronti di ragazzi e ragazze, fragili ed indifesi, diversi, individuati quali obiettivi sistematici di persecuzione, di disprezzo, di gogna, nella lucida consapevolezza di fare del male ai propri coetanei: non sono più gruppi come i “ragazzi della via Pal”, che si fronteggiavano lealmente, sulla base di un codice reciprocamente riconosciuto, ma vere e proprie “bande” che si costituiscono per arrecare disagio e tristezza.

In tale contesto è evidente il fallimento delle “sfere educative”, come affermava il Prof. Giovanni Gozzer, individuate nella famiglia, nella scuola e nella società, che invece che promuovere l’educazione sociale, la formazione del “senso dell’altro”, e quindi la graduale costruzione, nel corso degli anni, della convivenza civile, come affermavano a suo tempo la Prof.ssa Maria Calogero, ed il Prof. Fleming, e l’amara constatazione della crisi profonda in cui versa la società.

Il bullismo porta a considerare l’abbandono, sul piano culturale, sociale, politico, dei valori e dei principi che dovrebbero illuminare il corso dell’esistenza delle donne e degli uomini, e che sono stati efficacemente definiti dal finlandese prof. Polaheimo, Esperto dell’OMS, per la salute mentale, che, anticipando di gran lunga la Concezione dei diritti del fanciullo del 20 gennaio 1989, riproponendo quanto già affermava Maria Montessori (“il bambino è il padre dell’ uomo”), nel 1962 enunciò i principi fondamentali che sono alla base dello sviluppo della condizione umana:

  • diritto di esistere;
  • diritto di essere sé stessi;
  • diritto di riconoscimento;
  • diritto di indipendenza e di autonomia;
  • diritto all’espressione ed alla ricerca;
  • diritto all’educazione;
  • diritto alla guida morale ed al perdono.

Tali “fari” di comportamento e di regole nel rapporto delle persone con sé stessi, con il loro prossimo, con la società, nella loro semplicità e chiarezza richiedono comunque una piena osservanza da parte di tutti, considerato il valore universale dei loro contenuti.

Pertanto tali principi in effetti si legano anche ai principi del Servizio Sociale Professionale, e devono costituire l’”habitus” per l’esercizio della professione educativa, nel rapporto che i genitori, gli insegnanti, hanno con gli adolescenti e con i giovani in particolare.

La LEGGE 29 maggio 2017, n. 71, “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche.

OSSERVAZIONI

Si rileva, peraltro, che comunque il bullismo viene affrontato nella sua espressione più evoluta e tecnologica, ignorando in effetti la sua espressione nella normale quotidianità, che né prescinde, e non viene definito con il dovuto richiamo il ruolo delle tre “sfere” educative nella costruzione progressiva della persona, né viene determinato un riferimento operativo adeguato all’interno della scuola, da intendere quale “ambiente didattico ottimale”.

Proprio intendendo la scuola quale luogo di socializzazione primario, è all’interno di essa che sarebbe opportuno intervenire con adeguati servizi di supporto e di sostegno, per il superamento del disagio fisico, psichico e sociale degli studenti, e a tale proposito si richiama quanto fu prospettato nel 1961, e purtroppo poi soppresso, con il “Servizio di medicina scolastica”, che si proponeva un intervento olistico nell’ambito scolastico, comprensivo anche dell’assistenza psicologica.

Nel contesto delle disposizioni volte a proteggere i minori, gli adolescenti ed i giovani dal fenomeno del bullismo, non può non rilevarsi, oltre alla scuola, il ruolo e la funzione dei genitori e della famiglia, anche nella direzione di individuare le loro responsabilità nei confronti dei propri figli quanto a promozione dell’educazione e della convivenza civile, anche in relazione sia al dettato costituzionale (Art. 30 della Costituzione “E’ dovere e diritto dei genitori (mantenere, istruire ed educare i figli”) che in rapporto al Codice civile, che all’art. 147 del Codice Civile prevede“(…) l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole, tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli” e “devono svolgere una costante opera educativa, onde realizzare una personalità equilibrata, la capacità di dominare gli istinti, il rispetto degli altri e tutto ciò in cui si estrinseca la maturità personale. (Cass. Civ.- Sent. 22/04/2009 Cass. Civ.- sent.28/08/2009)

I genitori devono fornire ai figli un bagaglio educativo grazie al quale essi non pongano in essere comportamenti pericolosi e potenzialmente dannosi per i terzi. Devono provvedere a correggere quegli aspetti del carattere del figlio che denotino imprudenza e leggerezza. I genitori hanno il potere-dovere di esercitare il controllo e la vigilanza sul comportamento dei figli minori, configurandosi la “culpa in educando e culpa in vigilando dei genitori”

SOSTEGNO ALLA RETE SOCIALE GIOVANILE

Riprendendo una antica tradizione che contraddistingue il nostro paese, con la Legge 1 Agosto 2003, n. 206, sono state dettate “Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo”.

Tale legge si connette a quanto prospettato fin dal 1997 con la legge n. 285, prima legge organica per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza, che ha in effetti anticipato la legge 328/2000, prevedendo già allora la costituzione degli ambiti territoriali dei comuni per la realizzazione delle politiche sociali, e delineato il sistema dei servizi sociali con la definizione di progetti volti al sostegno ed allo sviluppo di servizi per promuovere e a valorizzare la partecipazione dei minori a livello propositivo, decisionale e gestionale in esperienze aggregative, nonché occasioni di riflessione su temi rilevanti per la convivenza civile e lo sviluppo delle capacità di socializzazione e di inserimento nella scuola, nella vita aggregativa e familiare.

Pertanto, anche in conformità ai princìpi generali di cui al capo I della legge 8 novembre 2000, n.328, lo Stato riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta nella comunità locale, mediante le attività di oratorio o attività similari, dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica, nonché dagli enti delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato un’intesa ai sensi dell’articolo 8, terzo comma, della Costituzione, ferme restando le competenze delle regioni e degli enti locali in materia.

Le attività sono finalizzate a favorire lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dei minori, degli adolescenti e dei giovani di qualsiasi nazionalità, residenti nel territorio nazionale. Sono volte, in particolare, a promuovere la realizzazione di programmi, azioni e interventi, finalizzati alla diffusione dello sport e della solidarietà, alla promozione sociale e di iniziative culturali nel tempo libero e al contrasto dell’emarginazione sociale e della discriminazione razziale, del disagio e della devianza in ambito minorile, favorendo prioritariamente le attività svolte dai soggetti di cui al comma 1 presenti nelle realtà più disagiate.

L’IMPRENDITORIA GIOVANILE

Con il DECRETO-LEGGE 30 dicembre 1985, n. 786, Misure straordinarie per la promozione e lo sviluppo della imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno, fu avviato un programma per favorire lo sviluppo di una nuova imprenditorialità nel Mezzogiorno e per l’ampliamento della base produttiva ed occupazionale attraverso la promozione, l’organizzazione e la finalizzazione di energie imprenditoriali, alle cooperative di produzione e di lavoro, nonché alle società costituite prevalentemente da giovani fra i 18 e d i 29 anni, aventi sede ed operanti nei territori meridionali che si impegnano a realizzare progetti, da esse predisposti, per la produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e dell’industria, nonché per la fornitura di servizi nei settori dell’agricoltura, dell’industria e del turismo e a favore delle imprese appartenenti a qualsiasi settore, con la concessione di specifiche agevolazioni, e con uno stanziamento di 120 mld di lire.

Con il DECRETO-LEGGE 31 gennaio 1995, n. 26, “Disposizioni urgenti per la ripresa delle attività imprenditoriali” all’Art. 1, Imprenditorialità giovanile, si previde la costituzione di una società per azioni, denominata Società per l’imprenditorialità giovanile, con il compito di produrre servizi a favore di organismi ed enti anche territoriali, imprese ed altri soggetti economici, finalizzati alla creazione di nuove imprese e al sostegno delle piccole e medie imprese, costituite prevalentemente da giovani tra i 18 e i 29 anni, ovvero formate esclusivamente da giovani tra i 18 e i 35 anni, nonché allo sviluppo locale.

OSSERVAZIONI FINALI

Le politiche giovanili sono state oggetto di concreta attenzione a partire dal 2006, con l’istituzione del Fondo per le politiche giovanili e con il primo piano nazionale, nel 2007.

Si assiste ad un susseguirsi di disposizioni che rappresentano la risultante delle diverse attenzioni e sensibilità vissute dai governi che nel corso degli anni si sono succeduti.

Da una iniziale impostazione basata su una particolare attenzione al mondo del lavoro, ed alla prospettiva di offrire opportunità di accesso alla casa, oppure a specifici servizi, con l’introduzione di tematiche volte ad esaltare le migliori pratiche e i talenti, si è gradualmente ridefinita la gamma delle azioni, ma solo con il Piano nazionale dei giovani 2022 si è posta manoad una visione più articolata e trasversale sul complesso delle politiche da svolgere nei confronti dei giovani.

I giovani intesi quali cittadini di età compresa fra i 14 ed i 34 anni nel corso di varie disposizioni, costituiscono il futuro della società, e vanno orientati ed alimentati su valori e principi che sono connessi alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948, alla Convenzione sui diritti del fanciullo del 1959, alla Convenzione ONU sulle persone con disabilità del 2006, alla Carta sociale europea del 1999, alla Costituzione della Repubblica, e che richiedono una piena consapevolezza dei diritti dei quali sono titolari, nella prospettiva e nel richiamo di valori di convivenza civile e di realizzazione di sé stessi nel contesto sociale in cui vivono.

Le esperienze fatte negli anni ’60 di prefigurare un complesso di servizi sociali per i giovani, con la iniziativa dei Centri sociali giovanili nel Mezzogiorno d’Italia, non è stata portata avanti, e comunque si è prestata più attenzione alla progettualità che alla definizione di un sistema organico di servizi o al loro collegamento con servizi ed interventi esistenti che coinvolgono i giovani.

In tale contesto non si è trattato del Programma “Garanzia giovani”, che richiede trattazione a parte.

Si ritiene necessario, come già operato con la legge 328/2000, e con la legge 104/1992, definire una “legge quadro” per la gioventù, che, avuto riguardo ai principi fondamentale previsti nella Costituzione di imparzialità, di efficacia, di efficienza, e di impegno dello Stato a definire i livelli essenziali per l’esercizio dei diritti civili e sociali, porti alla definizione di un sistema organico di servizi ed interventi sociali rivolti ai giovani, tale da osservare quei principi che già negli anni ’60 erano presenti e descritti, come sopra accennato, dal prof. Polaheimo, e che sono sempre attuali.

Please follow and like us: