*CILAP-EAPN: “**CHE FINE FA IL WELFARE STATE ATTUALE? E COSA È IL SECONDO WELFARE? PREOCCUPAZIONI PER LE CRESCENTI PRIVATIZZAZIONI”*
*Roma, 5 novembre 2014* – A fine ottobre si è svolta a Milano la conferenza del Comitato Economico e Sociale Europeo, “Promuovere l’innovazione per il progresso sociale: proposte per le politiche europee”, che si è conclusa>con la Dichiarazione di Milano
(www.eesc.europa.eu). *Nel primo Rapporto
sul Welfare (2013)*, curato da Maurizio Ferrera e Franca Maino dell’Università
di Milano, *si legge: “Come è tristemente noto, la situazione del nostro paese
è particolarmente critica: il Welfare State non sembra più in grado di
fronteggiare i bisogni delle persone.* L’Italia si
caratterizza per un elevatissimo debito pubblico, crescente invecchiamento
demografico e squilibri, lacune, sprechi e corruzione. … Una possibile
strategia per far fronte alle difficoltà è *promuovere lo sviluppo di un
‘secondo welfare’*, alimentato da risorse non pubbliche, e costellato da una
pluralità di soggetti privati e del privato sociale”.
*Il CILAP – Collegamento Italiano di Lotta alla Povertà* – *sezione nazionale
di EAPN, European Anti Poverty Network
esprime la propria profonda preoccupazione
sul nuovo modello proposto. *
*Letizia Cesarini Sforza, vicepresidente di EAPN, ha dichiarato: “Come possiamo
andare ad un ‘secondo welfare’ quando, almeno nel nostro paese, non abbiamo mai
raggiunto livelli adeguati di ‘primo welfare’?
L’impressione è che si lasci
ai privati – che già in alcuni paesi
europei sono in ottima posizione – una grossa parte del sistema dei
servizi, per iniziare con la sanità e finendo chissà dove, scuola inclusa?
*Partendo dal fatto che ‘lo Stato non può dare tutto a tutti’, i lavoratori e
la classe media per un numero importante di servizi (dentali, clinici, cure di
prossimità, ecc.) dovrebbero rivolgersi alle *assicurazioni private, con il
grosso rischio che i servizi pubblici rimangano in piedi solo per i poveri con
tutte le conseguenze del caso (servizi poveri per i poveri*). In questo modello
le banche avrebbero un ruolo fondamentale proprio assicurando il credito. *È
questa l’innovazione sociale?”.*
*Nicoletta Teodosi, presidente del* *CILAP – Collegamento Italiano di Lotta
alla Povertà* *ha aggiunto: “Con la Dichiarazione di Milano si corre il rischio
di tutelare interessi di parte. Visto che *lo Stato non può risolvere i
problemi dell’aumento dei pensionati, dell’aumento dei costi sanitari,
dell’aumento della disoccupazione, dell’aumento della povertà infantile e
giovanile, *serve un cambio radicale nei sistemi di welfare in Europa.* *Chi
può risolvere questi problemi? Secondo la Dichiarazione di Milano i privati, le
banche, le assicurazioni.* Attraverso cosa? La fantomatica Innovazione sociale,
che deve esplorare nuovi metodi per organizzare, finanziare e gestire beni e
servizi nei diversi settori pubblici (scuole, servizi sociali, trasporti,
sanità, ecc.). *Purtroppo nella Dichiarazione di Milano, frutto del convegno
organizzato dal Gruppo III del Comitato Economico e Sociale, che si occupa di
interessi generali al cui interno stanno insieme banche, università,
organizzazioni di familiari, di lavoratori, cooperative, volontariato, non si
parla di sussidiarietà, né di responsabilità pubblica, ma di partenariato, come
se stessimo parlando di un progetto.* Si parla di ecosistema che
“sguinzagli” attori economici e sociali, liberi di agire per
rinforzare il ruolo delle comunità locali, cioè i comuni. *Sì, proprio i
Comuni, che sono quotidianamente in contatto con la povertà, dovranno essere
sostenuti dall’economia privata.* *Ci auguriamo che quanto contenuto nella
Dichiarazione di Milano non trovi applicazione in nessuna sede, perché è
evidente che tutela esclusivamente interessi di parte, dei privati appunto,
privato sociale incluso. E la privatizzazione dei servizi pubblici sarebbe
completa! Questa è la prospettiva del secondo Welfare! **Ci dovremmo augurare
che l’Anci batta un colpo*, se non vuole che i comuni si riducano a meri erogatori
di sussidi economici ed esecutori di decisioni prese da altri”.
Ufficio Stampa Cilap, Nicola Perrone, ufficio.stampa@cilap.eu, cel. 329.0810937