Gli effetti della pandemia sui più vulnerabili. La testimonianza di Ciro Naturale

(di Ciro Naturale – rappresentante del gruppo PeP People experiencing Poverty) – E’ acqua calda il fatto che con la pandemia si è fermato e chiuso tutto ciò che era accessibile al pubblico, ai cittadini, ai bambini, ai ragazzi, agli adulti, agli anziani. Comprensibile e legittimo il rispetto delle leggi, dei Dpcm per la salvaguardia della salute e della vita. E’ stata una doccia fredda vedere con quali modalità a distanza è stato ripristinato il contatto con la cittadinanza.

Tutte le istituzioni di ogni ordine e grado si sono ritirate in quarantena con la conseguenza che tutti i cittadini, che delle istituzioni hanno un gran bisogno, si sono visti smarriti e disorientati. Hanno chiuso le scuole e in pochissimo tempo hanno attivato la Didattica a Distanza, con modalità che non poco disagio hanno creato ai bambini ai ragazzi e alle loro famiglie. Hanno chiuso i Comuni, le Regioni, le Aziende Sanitarie, le attività commerciali, le banche, le attività sportive per adulti e ragazzi e tutto ciò che era accessibile alle persone, le quali, a loro volta, che si sono viste recluse in casa in maniera sempre più coatta, tra un Dpcm e l’altro che cambiava a distanza di pochi giorni.

Le istituzioni pubbliche locali, Comuni, Aziende Sanitarie, Regioni, hanno in breve cominciato a ridurre tutto il personale in presenza chiudendo gli uffici e lasciando alle persone lunghi elenchi di numeri telefonici da chiamare per ogni singola prestazione che veniva espletata solo su appuntamento. Stessa cosa è successa con le Aziende Sanitarie e i medici di base.

Nessuno voleva e aveva il coraggio di incontrare esseri umani che, a mio avviso, potevano accedere a tutta una serie di servizi con le dovute precauzioni e in totale sicurezza. Le scuole hanno cominciato a utilizzare una varietà di piattaforme digitali, registri elettronici e altre modalità online per fare didattica a distanza senza preoccuparsi di chi sapeva e chi non sapeva utilizzare tali piattaforme per garantire ai figli un istruzione a distanza. Le banche hanno fatto la stessa cosa delle istituzioni fornendo ai clienti numeri verdi ai quali non rispondeva mai nessuno. Il risultato di tutto questo è stato quello di produrre una mole sproporzionata di burocrazia che per le famiglie è risultata un’ulteriore fonte di stress, disagio ed esclusione. Un vero e proprio diluvio informazionale digitale che andava molto oltre le possibilità di gestione di ogni famiglia normale, figuriamoci per i cittadini più vulnerabili senza strumenti, risorse e competenze adeguate. Per i servizi comunali bisognava telefonare e prendere un appuntamento da incastrare nell’organizzazione familiare che, per chi ha figli piccoli in casa, non poteva assolvere. Le scuole hanno cominciato a inviare compiti e comunicazioni che andavano seguiti e stampati su diverse piattaforme digitali che in molti non sapevano usare. I bambini e i ragazzi diversamente abili si sono visti scaricati alle cure esclusive della famiglia senza alcun supporto né emotivo, né didattico, né sanitario soprattutto nelle prime settimane di pandemia. Le banche non rispondevano e non assolvevano agli obblighi del primo Dpcm che istituiva il blocco dei mutui se non era stata presentata ancora la domanda, continuando a incassare le rate del mutuo in maniera automatica senza preoccuparsi di chi poteva e chi non poteva pagare.

Chi è riuscito a reggere questo devastante urto della pandemia? A fronteggiare tutti questi disagi ci sono riuscite solo le persone più agiate economicamente e più fornite di risorse culturali e relazionali, anche con persone di potere negli uffici chiusi al pubblico. Nel frattempo il Governo, le istituzioni locali e le persone più agiate ed attrezzate correvano online su internet, i poveri e più vulnerabili e gli anziani erano tutti smarriti e OFFLINE.

Le differenze sono state messe bene in luce da questa pandemia e dalle modalità istituzionali con cui è stata affrontata. Si è sproporzionatamente allargato il divario tra chi aveva le competenze informatiche per aiutare i figli nella Didattica a Distanza e chi no; tra chi sapeva usare le piattaforme digitali istituzionali per adempiere e inviare le pratiche per ricevere gli aiuti governativi e chi no; tra chi conosceva l’inglese e chi no; tra chi conosceva solo la lingua del paese di origine e chi conosceva bene anche l’italiano; tra chi aveva un identità digitale con la quale poteva accedere a qualsiasi servizio sulle piattaforme istituzionali e chi non sapeva che fine stava facendo la propria dignità personale minacciata da un senso di impotente inutilità e abbandono istituzionale; tra chi aveva l’amico commercialista che lo istruiva sulle pratiche per i bonus elargiti dall’Istituto Nazionale della previdenza sociale (INPS) e chi non conosceva nessuno e non sapeva a chi rivolgersi, e per questo rimaneva indietro, escluso; tra chi aveva tre computer in casa e chi si è visto costretto a far fare la Didattica a Distanza al proprio figlio dal proprio telefonino; tra chi aveva l’amico direttore della Banca e chi per sospendere un mutuo (come il sottoscritto) è stato un mese a sentire le canzoncine registrate dei loro numero verdi mentre sul conto, dove giaceva solo il mensile, continuavano a passare in automatico le rate del mutuo anche del mese di Marzo 2020, fregandosene che il Dpcm su questo aveva potere retroattivo, e la certezza del lavoro e del mensile andava sfumando.

La pandemia ha evidenziato la differenza tra chi è riuscito a compilare da casa (come noi) la domanda di un finanziamento assicurato di 20 mila euro da pagare tra due anni per non chiudere la bottega di un piccolo negozio di abbigliamento per bambini e chi ha dovuto chiudere bottega. Mia moglie, dopo aver finito un finanziamento di 25 mila euro fatto con la mia busta paga per aprire il negozio, si è vista costretta a chiedere un altro finanziamento di 20 mila euro per pagare gli abiti della stagione primavera-estate che le erano arrivati una settimana prima della pandemia. In sintesi siamo ripartiti daccapo con un nuovo debito, come se fossimo tornati indietro di quattro anni.

Cosa è mancato? E’ mancata una rete istituzionale di prossimità di vicinanza e accompagnamento istituzionale alle famiglie più vulnerabili, si sono evidenziati nuovi bisogni non più legati ai beni di prima necessità, si sono acuite nuove forme di esclusione anche sul piano digitale che sono state devastanti per chi non aveva strumenti e competenze che, oltre all’isolamento e all’esclusione da ogni tipo di relazione umana con l’esterno, ha sperimentato sulla propria pelle anche questa nuova forma di esclusione digitale. Non è mancata la solidarietà orizzontale tra le famiglie e tra i cittadini, non è mancato l’impegno dei giovani volontari e delle loro associazioni che portavano beni di prima necessità a ogni famiglia in difficoltà, come ha sempre continuato a fare la Caritas che nel mio paese (Marsciano [PG], dove sono emigrato da Napoli dodici anni fa per motivi di precariato). Adesso la Caritas sta cominciando a distribuire anche materiali di cancelleria, stampanti, quaderni e altro materiale didattico necessario per completare l’anno scolastico.

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